In Sudamerica per aprire la porta della speranza

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Rita Usai è da 40 anni in America latina. Dal 2014 è a Portorico, nella Comunità di Arecibo e dal novembre 2023 fa la spola con la diocesi di San Juan de la Maguana, una delle province più povere della Repubblica Dominicana. Fede e spiritualità, impegno sociale accanto a famiglie e giovani. Diverse attività per l’Anno santo

“Vivace e irrequieta”. Così si definisce e si presenta Rita Usai, consacrata religiosa della Comunità missionaria di Villaregia. “Questa energia, il non stare ferma, il desiderio di trasmettere la gioia ricevuta da Gesù mi hanno dato la spinta. È questo, per me, essere pellegrini di speranza: qualcosa di molto concreto, che si manifesta nella vicinanza alle persone e nella condivisione”.

La bellezza della fraternità

Classe 1958, Rita è originaria della Sardegna, di Quartu Sant’Elena, undicesima di 12 figli, e per giunta gemella. “Dio mi ha fatto il dono di vivere la vita comunitaria fin dal momento in cui sono stata concepita”, scherza (ma non troppo) la missionaria, che ringrazia la sua famiglia numerosa “per la bellezza della fraternità e della diversità”. Dal 2014 si trova in Portorico, nella Comunità di Arecibo. E dal novembre 2023 fa la spola da lì alla diocesi di San Juan de la Maguana, una delle province più povere della Repubblica Dominicana dove, per sei anni, un’équipe itinerante sarà presente in tre momenti dell’anno (ogni volta per due mesi). Precedentemente, era stata in Italia – 10 anni a Nola e 10 a Pordenone – e, prima ancora, dal 1989 al 1994, a Lima, nella periferia del Cono Sur. “Sono arrivata in Perù negli anni del terrorismo armato. Per via dei guerriglieri di Sendero Luminoso, il Paese era immerso nella violenza, nella povertà e nell’ingiustizia, ma noi abbiamo scelto di restare per infondere coraggio. I tanti giovani che ci seguivano erano il segno forte della fedeltà di Dio; è stato come far rifiorire la vita nel deserto”.

Agli inizi di Villaregia

Una vita intensa, la sua, perché la missione (la stessa missione vissuta in Perù per diversi anni da Robert Prevost, oggi Papa Leone XIV) dilata il tempo, non solo il cuore: “Quarant’anni di consacrazione e di ‘amore pronto, instancabile, totale e gratuito verso l’uomo’, oltre che di relazione profonda con Dio”. Giovanissima, a 24 anni, è stata una delle pioniere della Comunità missionaria di Villaregia.“Ho detto sì a qualcosa che ancora non esisteva in una forma strutturata, ma eravamo pronti a vivere in modo permanente quella vita di comunione che stavamo sperimentando nel gruppo missionario”.E continua a farlo. “A Porto Rico, ho accompagnato principalmente le coppie e gli adulti e ho lavorato nella pastorale familiare e nella commissione di animazione missionaria diocesana e nazionale”. Inoltre, la Comunità ha l’associazione Casa Sin Frontera con progetti di microimprese e terapia di danza-movimento (“un problema di questo Paese è l’instabilità emotiva, con un’alta percentuale di disturbi mentali, stati depressivi e suicidi”).

“Dialogare con questi fratelli…”. Nella Repubblica Dominicana, si lavora nella zona rurale della parrocchia di San José, in collaborazione con Fundasep, l’associazione diocesana incaricata dello Sviluppo umano integrale di Azua, San Juan ed Elías Piña. Tra incontri di formazione umano-cristiana per agenti di pastorale e visite ai consigli comunitari “si fanno emergere le diverse necessità e poi piccole proposte per avviare passi concreti di speranza”. Dalla costruzione di una casa per i più bisognosi a una cappella sicura, fino alla pulizia delle strade. “È interessante dialogare con questi nostri fratelli: persone semplici, a volte analfabete, ma dotate di una sapienza e lungimiranza che derivano dal desiderio di vivere coerentemente e al servizio della propria comunità”.

Convertita dai portoricani

Tuttavia, i momenti più forti sono stati in coincidenza con l’uragano Maria del 2017 e i terremoti del 2020. “Il Paese era devastato, abbiamo perso più di 3.000 persone. Molti venivano da noi perché avevamo una cisterna per trovare ristoro; in molte zone, sono mancate luce e acqua per un anno. Abbiamo accolto anche sette famiglie che avevano perso la loro casa e con i nostri giovani offrivamo supporto morale, psicologico e materiale alla gente della parrocchia”.Un periodo in cui si sono sperimentate la fede e la solidarietà, insieme alla sorpresa di ritrovarsi vivi.“Io, occidentale, sono stata convertita dalla forza dei portoricani, dalla loro capacità di sperare nelle situazioni più drammatiche mettendo tutto nelle mani di Dio”.

Costruire insieme un futuro di pace

Anche il Congresso missionario americano 6 del novembre 2024, del cui comitato esecutivo ha fatto parte, “è stato un momento di nuovo impulso e di ritorno alle origini per questa Chiesa già molto vivace e con un laicato impegnato” e che oggi si organizza per celebrare l’anno giubilare con tante attività. A San Juan de la Maguana, le parrocchie si recano a due a due in cattedrale e, da Portorico e dalla Comunità di Villaregia, un nutrito gruppo parteciperà al Giubileo dei giovani a Roma. “In questi luoghi definiti ‘la porta della fede’, siamo chiamati a costruire insieme un futuro di pace e speranza”.

Intervista di Loredana Brigante per Popoli e Missione – maggio 2025

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