Il nostro cammino insieme è iniziato molti anni fa, ci siamo conosciuti infatti alle scuole superiori. Fin dall’inizio del nostro fidanzamento abbiamo condiviso esperienze di prossimità ai poveri, in particolare con ragazzi “diversabili”. Preparandoci al matrimonio, un grande timore era quello di chiuderci in casa, presi dalla quotidianità di giovane coppia alle prese col lavoro e con la gestione della casa.
Si è quindi fatto strada in noi il desiderio di portare i fratelli poveri anche nel quotidiano della nostra vita di sposi. Per questo motivo, sin dall’inizio del matrimonio, abbiamo aperto le porte di casa a persone in difficoltà, con l’accortezza di limitarci all’accoglienza di non più di due o tre persone contemporaneamente, per preservare un clima di famiglia.
Ci è stato subito chiaro che non avevamo particolari competenze professionali da offrire, ma potevamo condividere il nostro patrimonio più prezioso: l’essere una famiglia. Nei primi anni di matrimonio sono nati i nostri quattro figli naturali, il moltiplicarsi di affetto e relazioni è stato un balsamo che ha guarito molte ferite.
Nel 2001 abbiamo incontrato la Comunità di Villaregia, di cui ora facciamo parte come sposi missionari, e nello stesso periodo abbiamo accolto la prima persona proveniente dall’Africa. Non ci è sembrata una coincidenza. Nella Comunità abbiamo ritrovato i valori a cui aspiravamo, in particolare una vita sobria, fiduciosa nella Provvidenza e il desiderio di servire i poveri più lontani e la possibilità di fare questo cammino con altre coppie. La nostra situazione familiare non ci consentiva di partire, ma è stata l’Africa a entrare letteralmente nella nostra casa, portando un certo trambusto!
Negli anni successivi abbiamo accolto altri ragazzi africani, prevalentemente migranti sbarcati sulle nostre coste, ci è sembrato naturale rispondere a questa nuova necessità. Nel frattempo i nostri figli crescevano e sperimentavano la convivenza con loro coetanei arrivati da molto lontano. Questa circostanza ci ha molto aiutati nel tessere relazioni: ci è sembrato un bel modo di fare integrazione!
Abbiamo anche incontrato la realtà dell’Islam e, come sempre accade, la conoscenza diretta ha abbattuto i pregiudizi: riuniti attorno alla tavola, scambiandoci ricette e aneddoti… la diversità non fa paura!