In occasione
dell’Ottobre Missionario, condividiamo questa riflessione sul senso della
missione di Padre Luca Vitali, che tra poche settimane partirà per la Comunità
di San Paolo, in Brasile
Parto. Parto per un
Paese che conosco appena. Parto in forza del Vangelo, l’unica ragione per la
quale ha senso sradicarsi per ricominciare. Parto consapevole di dover tornare
bambino per balbettare una lingua e una cultura nuove.
Parto consapevole di
conoscere poco la chiesa che dovrò servire: il suo stile, i suoi linguaggi, le
sue modalità. Parto conoscendo molto bene lo spessore e la bellezza delle
relazioni che lascio in attesa di stringerne di nuove. Ma parto felice perché,
se guardo bene alla mia vita, ho tantissimo da restituire.
Desidero restituire la
passione per il volto di Gesù che tante persone, in vocazioni diverse e
creative, mi hanno trasmesso. Vorrei restituire la gioia di poter scrutare le
Scritture per trovarvi una Luce che dà senso alla vita, a ogni vita.
Vorrei restituire la
bellezza di una fraternità sincera, autentica e liberante che ho sperimentato
in tanti anni con giovani, famiglie, presbiteri, consacrate e consacrati, fratelli
e sorelle con i quali ho potuto toccare con mano quella Parola secondo la quale:
“Dove due o tre sono riuniti nel mio nome
io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20).
Annalena diceva che
quella dell’ut unum sint cioè il “Che tutti siano uno”era
l’agonia amorosa della sua vita. Per me, missionario di Villaregia, questa
Parola del vangelo è progetto di Vita, è aria senza la quale le mie giornate
sono davvero nulla. E se parto è perché so che lo stesso Signore mi
attende già a San Paolo del Brasile e mi domanda di vivere semplicemente il
vangelo della fraternità.
Giungerò in una
comunità di fratelli e sorelle di varie vocazioni ai quali il Signore affida
una porzione di Popolo di Dio: una parrocchia di 70.000 abitanti, una Diocesi
da servire, alcuni progetti per sostenere il futuro di bambini, ragazzi e
giovani. Tante le sfide, le necessità e le ferite alle quali si aggiunge quella
della pandemia. Ma parto consapevole che la vera forza di cambiamento nasce dal
vangelo condiviso in un’esperienza di fraternità.
Quando andai nel 2013
rimasi colpito dalla forza profetica dei gruppi del Vangelo che si incontrano ogni
settimana in alcune case ad ascoltare la Parola. In questi quartieri dove è
diffuso il degrado sociale, dove abbondano droga, alcool, violenza, questi
fratelli e sorelle riescono a portare pace con il sorriso e la voglia di
spendersi per gli altri. Mi stupiva inoltre la speranza con la quale i giovani,
in forza della fede, non si arrendono nel cercare un futuro migliore nonostante
le frequenti violenze domestiche, la precarietà del futuro, il gap sociale al
quale sono condannati semplicemente perché poveri.
Parto come membro di
questa Chiesa diocesana e della mia Comunità per spargere nel mondo il tanto bene
che abbiamo vissuto insieme e che non può restare solo per noi.
Grazie a chi mi ha
fatto toccare l’Amore con la sua vita spesa, con la sua testimonianza di fede:
la lista è davvero lunghissima. Chiedo ad Annalena, Benedetta e a ciascuno di
voi di starmi vicino, di custodire l’esperienza di fraternità vissuta perché è
ciò che darà continuità e spessore alla mia esistenza oltreoceano. La missione,
infatti, parte dalla fraternità, vive di fraternità e conduce alla fraternità.
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