Distanza di sicurezza è qualcosa con cui abbiamo cominciato a familiarizzare quando studiavamo per conseguire la patente di guida: è la distanza adeguata per evitare tamponamenti. Oggi ci viene chiesto di mantenerla anche nei rapporti interpersonali. Qualsiasi persona, anche amata, può contagiarci; oppure noi possiamo essere portatori del virus per altri. In famiglia non è spesso facile rispettare questa misura, con chi viene da fuori forse riusciamo ad essere più attenti.
Mi sono chiesto, però, quanto mantenessimo le distanze già prima del virus, quante persone già lasciassimo distanti da noi: poveri, ex amici, parenti invadenti, etc.
A volte è salutare o necessario distanziarsi. E la vita familiare stessa postula un’intimità, una possibilità di “chiudere il mondo fuori”.
Ma spesso la distanza che si frappone con le persone o con un gruppo, gli orari che non si intersecano con quelli degli amici di un tempo, gli appuntamenti che non si cerca più di organizzare dicono che:
ad essersi distanziati non sono i corpi o gli orari, ma i cuori!
La distanza dei cuori. Che può nascere anche vivendo fianco a fianco…
Un giorno un pensatore fece la seguente domanda ai suoi discepoli: “Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?”
“Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro.
“Ma perché gridare, se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore.
“Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “Allora non è possibile parlargli a voce bassa?” Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore.
Allora egli esclamò: “Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati? “. Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro.
D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché?
Perché i loro cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. È questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.”
Infine, il pensatore concluse dicendo: “Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare”.
Approfittiamo di questa Quaresima per ridurre le distanze. Probabilmente lo stiamo già facendo grazie al telefono, ai social.
Anche in casa cerchiamo di fare quest’esperienza:
Non alziamo la voce (o interrompiamoci quando ci capita).
Preghiamo gli uni per gli altri.
Chiariamo le cose con amore.
E chiediamoci se il nostro cuore è vicino a quello di Dio, se non abbiamo scavato una distanza anche tra noi e Lui nel ritmo solitamente frenetico della nostra giornata.
Lui è vicino, “pericolosamente” vicino: “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”.
Apriamogli con fiducia!
P. Valerio D’Eliseo, missionario