Una Quaresima vissuta nella sobrietà come scelta di consapevolezza e responsabilità, per riscoprire il valore di ogni risorsa e coltivare uno stile di vita più sostenibile e solidale
Nella spiritualità cristiana possiamo dire che “quaresima fa rima con sobrietà”. Uno degli assi portanti di questo tempo forte dell’anno liturgico è quello della penitenza. Se in altre epoche si è insistito su pratiche di privazione e anche di castigo di sé, nei nostri tempi si è legato sempre di più il senso del digiuno e della penitenza alla sobrietà e alla solidarietà.
Ma in un mondo dove una piccola percentuale di esseri umani è più ricco di tutti gli altri messi insieme ci è richiesto ancora un salto di qualità.
Non si tratta più solo di riconoscere che in qualche modo siamo privilegiati rispetto a tanti altri abitanti del pianeta, e quindi possiamo rinunciare a qualcosa del nostro agio per condividere con altri. Si tratta anche di accorgerci che ogni nostro silenzio, ogni nostra accettazione passiva dello squilibrio mondiale si trasforma in complicità.
È necessaria una conversione mentale, una conversione all’ecologia integrale, come più volte ha ribadito papa Francesco.
Scegliere di smettere di accettare di consumare risorse non rinnovabili, di inquinare per decenni o secoli, di consumare suolo, di fare guerre per le risorse e di utilizzare quelle stesse risorse come se fossero pulite, di finanziare guerre considerando l’aumento conseguente della spesa militare come sviluppo economico, di rimandare anno dopo anno la decarbonizzazione, l’adozione di un’agricoltura più sostenibile, la riduzione drastica di sostanza plastiche… E poi, non abituarsi, non accettare che si rifiuti di accogliere le vittime di questo sbagliatissimo sistema.
Insomma, smettere di chiamare progresso quello che non è tale e rifiutare – per quanto possibile – di essere pedine di questo brutto gioco.
Ogni nostra scelta di sobrietà per la quaresima dovrebbe passare al vaglio di questa visione.
Se è vero che “le soluzioni più efficaci non verranno solo da sforzi individuali, ma soprattutto dalle grandi decisioni della politica nazionale e internazionale”, il papa ci ricorda che “gli sforzi delle famiglie per inquinare meno, ridurre gli sprechi, consumare in modo oculato, stanno creando una nuova cultura”. Perciò “anche se ciò non produce immediatamente un effetto molto rilevante da un punto di vista quantitativo, contribuisce a realizzare grandi processi di trasformazione che operano dal profondo della società”. (Laudate Deum 69-71)
a cura di P. Paolo Motta per la Commissione ecologia integrale