Annarita e Sandro Villa, sposi della Comunità, raggiungono così i poveri della loro città

Per diversi anni abbiamo accompagnato giovani e coppie in Comunità, ma si faceva sempre più frequente la domanda “come servire Gesù nel povero anche nella nostra città?”. Fu così che iniziammo a partecipare alla vita della casa di accoglienza “La Madre” della Caritas di Trieste. Il nostro servizio consisteva nello “stare” in quella casa con mamme e bimbi migranti, arrivati in Italia dopo un lungo e rischioso viaggio. Grazie alla vita condivisa, insieme a operatori e volontari, queste famiglie ricominciavano a sognare e a prendere coscienza del diritto di coltivare desideri e progettare per realizzarli.

Dopo quell’esperienza abbiamo proseguito a collaborare in Caritas come volontari e ci è apparsa sempre più chiara la chiamata a offrirci al territorio in cui viviamo ed esprimere il carisma della Comunità con la nostra partecipazione alla vita della diocesi.

Sentiamo l’urgenza di essere cassa di risonanza per quei fratelli che qui ed ora stanno facendo sulla loro pelle l’esperienza della povertà e chiedono di essere visti. E non solo vogliono essere visti, ma anche ascoltati, attraverso un ascolto che prima di tutto sa “stare” e poi attiva processi per “fare”.

Con questi obiettivi partecipiamo in questo momento all’equipe promozione della Caritas diocesana, collaboriamo nella formazione dei volontari e li accompagniamo nell’inserimento in alcuni servizi; animiamo alcune parrocchie ed eventi.

Il desiderio e il mandato è quello di essere “facilitatori di comunione” per gruppi di persone ed organizzazioni spesso molto lontani per provenienza e formazione. La sinodalità che promuoviamo con la nostra partecipazione non è altro che espressione del vivere e facilitare la comunione affinché ci sia un “uno” che si prende cura del povero, in altre parole favorire l’”uno perché il mondo creda”.