Qualche tempo fa ho visto una foto che ritraeva due operatori sanitari in preghiera. I due (uno israelita, l’altro musulmano) pregavano per strada, uno di fianco all’altro
Ho letto che Abraham e Zohar si sono sorpresi che la foto che li ha immortalati mentre pregano abbia fatto il giro del mondo: sono semplicemente abituati a pregare il loro Dio, l’unico Dio quando lavorano insieme.
La foto illustra un altro “segreto”: non c’è tempo o luogo in cui non si possa pregare, non c’è tempo o luogo in cui non si debba pregare. Non c’è, quindi, da imparare o improvvisare una preghiera “al tempo del coronavirus”, il tempo è sempre di Dio!
In questi giorni, costretti a restare nelle nostre case, condividendone lunghe ore ed ambienti a volte limitati, siamo forse chiamati a fare un’esperienza simile ai nostri due amici, capaci di pregare fianco a fianco, nel rumore di una strada; oggi magari più silenziosa di qualche appartamento.
Ricordiamoci l’invito fattoci da Gesù:
“tu, invece, quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà” (Mt 6,6).
Proviamo a parlare con l’Unico che ha la Parola giusta per noi, soprattutto proviamo ad ascoltarLo! Ritagliamoci un tempo di solitudine per stare con Lui solo.
L’incontro con Lui ci aiuterà a tornare con positività nel movimentato microcosmo familiare e a non assumere aria malinconica, come ancora ci suggerisce l’Evangelista: quanto più stai sentendo il peso della situazione, il “digiuno” dagli amici, dagli altri familiari, da un caffè al bar o anche solo da una pizza o una passeggiata, tanto più “profumati la testa e lavati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo tuo Padre che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”.
Se poi riuscirai a seminare la giornata di piccoli gesti “senza suonare la tromba davanti a te”; se proverai a lavare i piatti una volta in più del turno dovuto, fingendo di avere dimenticato che non toccava a te; a districarti nel disordine degli altri (e tuo), mettendo qualcosa a posto senza bofonchiare; a lasciare l’ultimo pezzo di torta, nonostante avessi vinto tu la corsa al frigorifero; e ancora, se telefonerai a qualcuno che si sente solo, o al supermercato comprerai qualcosa per chi non può, allora ti sentirai più figlio del Padre nostro, del Padre di tutti. “E il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompensarà!”.
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