Andate ai crocicchi delle strade!

E se fosse da prendere alla lettera? Commento al messaggio di Papa Francesco per la Giornata Missionaria Mondiale 2024

Andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Mt 22, 1-14

C’è una festa di nozze alla quale tutti siamo invitati, giorno d’amore e di letizia che colora la quotidianità della vita, offre un assaggio della gioia che non finisce e della comunione piena.

C’è una festa ed è proprio il figlio del re che si sposa, un grande movimento di preparativi e di messi che vengono inviati a invitare, a chiamare gli invitati. Poiché questi non hanno voglia di parteciparvi o sono troppo presi dalle occupazioni quotidiane, ecco che l’invito viene esteso a tutti. I primi invitati sono giudicati dal re non degni… eppure era stato proprio lui a scegliere ciascuno di loro: sembra proprio che esserne degni o meno non sia legato ad un giudizio morale quanto piuttosto sia da intendere in relazione alla volontà o meno di accogliere l’invito del re.

Una festa dunque che innesca il movimento: chiede ai servi di uscire a invitare e agli invitati di gioire dell’invito e di partecipare.

L’ospite del banchetto non manda i servi alla rinfusa… a cercare gli invitati dove vogliono. Dà loro indicazioni precise, c’è soprattutto un luogo in cui è bene, è desiderio del re, che si cerchino gli invitati. Si tratta dei crocicchi, dei τὰς διεξόδους τῶν ὁδῶν nel testo greco, lettermente le “uscite delle strade”, i punti in cui le strade escono dalla città per incrociare altre vie per altre direzioni, le zone più lontane di un territorio: più che di bivio si tratta di margine, di confine, di periferia.

Si tratta in ogni caso di luoghi di passaggio, ai confini del territorio reale – per restare nell’immagine della parabola – che vedono l’andirivieni di molte persone a partire da provenienze diverse e verso direzioni diverse. Luoghi di scambio, di vita quotidiana, luoghi “fuori mano” che implicano la scelta di andarvi di proposito.

E allora il “tutti” a cui è rivolto l’invito si delinea meglio: si tratta di persone lontane che, impegnate nelle loro occupazioni quotidiane, si trovano a passare ai bordi della città o del territorio del re. Sono proprio loro che bisogna andare a raggiungere per invitare.

Nella versione lucana della parabola il re aggiunge altre indicazioni rispetto agli invitati, dice al servo: “Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi” (Lc 14,21). Insomma sia per la posizione ai margini della città o comunque nel via vai periferico, sia per le caratteristiche personali di questi invitati in seconda battuta si potrebbe proprio commentare che si tratta di invitati strani, fuori serie, quelli a cui non manderemmo l’invito personalizzato… quelli, alla fin fine, che non ci sarebbe ragione di invitare.

E se queste indicazioni fossero da prendere alla lettera?

È quello che ci siamo chiesti iniziando l’avventura missionaria in Etiopia, nella Prefettura apostolica di Robe, poco meno di cinque anni fa.
All’inizio totalmente disarmati, senza possedere la lingua locale (o le lingue locali) e con una conoscenza del contesto assolutamente parziale e superficiale, ci siamo accorti che potevamo offrire solo la nostra presenza, il nostro andare concreto sulle strade disposti e disponibili all’incontro.

E allora sono nate tante amicizie e occasioni per poter farci vicino e dare una mano. Una parola allora che può essere presa alla lettera, una grande provocazione per la Chiesa, per i cristiani, anche per i missionari.

Vivere e operare in un contesto di primo annuncio, dove la stragrande maggioranza della popolazione non è cristiana, professa la religione Islamica, costituisce una grande occasione per ri-tarare gli obiettivi e le modalità dell’annuncio del Vangelo oggi.
Quando le comunità cristiane sono numerose e ben articolate e strutturate, è facile che tutti gli sforzi degli agenti pastorali si concentrino su questo grande bacino d’utenza. È facile che non avanzino tempo né energie per andare verso queste “uscite delle strade” che richiedono sforzo, gratuità e i cui risultati sfuggono ad ogni parametro.

Una grande provocazione, dunque, a ricordare quell’oltre che è implicito e intrinseco ad ogni azione evangelizzatrice, ad alzare continuamente lo sguardo oltre i confini della propria comunità di credenti, a ricordare che i margini delle strade, i crocicchi, sono sempre lì, in attesa di essere invitati alle nozze.

Si tratta di un’azione pastorale non programmata nè programmabile che noi chiamiamo “pastorale di strada: implica il concreto mettersi per strada per osservare il contesto e facilitare / suscitare l’incontro con le persone.

Una pastorale in cui non è possibile annunciare a parole e direttamente il kerigma, il mistero della morte e resurrezione del Signore Gesù per la nostra salvezza. L’annuncio allora, in particolare dell’amore del Padre per ogni creatura, si traduce in gesti e azioni concrete difficili da programmare per esempio attraverso un piano pastorale. Potremmo definire “atipica” questa azione pastorale fatta di azioni puntuali imprevedibili, fuori dallo schema delle consuete pastorali parrocchiali e dove gli interlocutori non affluiscono al tempio perché disponibili e desiderosi che sia loro rivelato il mistero cristiano.

Gli interlocutori diventano coloro che incontriamo alle uscite delle strade, ai crocicchi: il primo annuncio sarà quello della vicinanza di Dio e del suo Regno e si farà concreto e tangibile nel farsi concretamente vicini da parte dei missionari. L’annuncio che “il Regno di Dio è vicino, si è avvicinato a voi” risuonerà nella relazione che si crea come nell’azione concreta di vicinanza che varia da incontro a incontro. L’avvicinarsi assume quindi un valore performativo (fa ciò che dice): la vicinanza del Regno accade nel farsi concretamente vicino a colui o colei che esce a invitare al banchetto. Il Regno di Dio si fa vicino nel nostro farci vicino.

Andate quindi, andateci ora, fuori da confini rassicuranti e noti, ad annunciare attraverso il vostro stesso andare che il Regno di Dio si è fatto vicino, a tutti.

Teresa Zullo, missionaria a Robe

Guarda inoltre la videotestimonianza di p. Emanuele Ciccia, che commenta il messaggio del Papa e racconta la missione di Robe, in Etiopia. Buona visione!

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