In ogni famiglia ci sono momenti speciali che segnano la giornata. Per noi missionari è la celebrazione eucaristica comunitaria, in cui ci ritroviamo attorno all’altare uniti nella lode e nell’intercessione.
Spesso, durante i primi anni della Comunità, arrivavamo a sera sfiniti dai lavori della giornata, dato che c’era da “metter su casa”: i lavori di muratura o idraulica impegnavano per diverse ore tanti di noi; altri invece si mettevano in strada all’alba per raggiungere la facoltà teologica ben distante dalla nostra sede e rincasando tardi. Già all’epoca ogni sera ci attendeva la messa, celebrazione in cui tutto veniva offerto a Dio, dove si celebrava la fraternità, si ritrovava la forza spirituale e spesso anche quella fisica per affrontare le fatiche del giorno dopo. È difficile da spiegare, ma era un’esperienza profondissima per tanti di noi.
Ancora oggi la celebrazione eucaristica è il cuore della nostra giornata, alimento per la comunione con Dio e con i fratelli. Ogni messa ci spinge a lasciarci inviare “sino ai confini della terra” e ci fa crescere nell’unità.
Senza questo momento di comunione con Dio e di celebrazione della Parola e del Sacrificio di Gesù sarebbe impossibile per noi imparare quotidianamente a vivere per i fratelli, “spezzarci” come pane buono. In essa attingiamo la forza che consente a ciascuno e a tutti di offrirsi come corpo di Cristo, consacrato e vivo, per la salvezza del mondo.
Spesso, prima della celebrazione, condividiamo quanto ha caratterizzato la giornata: un incontro, un’esperienza particolare, un motivo di preghiera, col desiderio di apprendere a cogliere le impronte di Dio che passa tra noi in ogni piccolo o grande fatto della giornata.
Come sacerdote ogni messa è per me un invito a rinnovare la mia consacrazione, ad abbracciare il mondo, a raggiungere con la preghiera tutte le persone care, a ringraziare Dio per la chiamata missionaria in una comunità di persone fragili ma amate immensamente da Dio che ci invia a essere segno del suo amore in tutti i continenti.