Artigiani di pace

La pace è un cantiere aperto da costruire insieme. Gesù enuncia la beatitudine per gli operatori di pace, un impegno concreto e faticoso. Portare la pace nel cuore di chi ci circonda è una scelta personale che tutti possono compiere

Il primo gennaio – come Chiesa – abbiamo accolto il nuovo anno celebrando la 57ª Giornata mondiale della pace: giorno di riflessione e di preghiera, animato da tanti propositi personali di un rinnovato impegno per la sua edificazione.
Nella consapevolezza che la pace non è un frutto bello e pronto, da cogliere e gustare già maturo: la pace non si fa da sola, ma si costruisce.

E non è neppure un prodotto realizzabile con speciali apparecchiature umane: “Non ci sono industrie di pace, no. La pace si fa ogni giorno, artigianalmente”. (Papa Francesco)
In definitiva, la pace vista come “un cantiere sempre aperto dove ciascuno è chiamato a fare; un qualcosa da costruire insieme fronteggiando tutte le difficoltà e partendo dal nostro piccolo”.

Non a caso, quindi, Gesù prospetta la beatitudine per gli operatori di pace. Ecco, allora, che la pace può essere una carica propulsiva, uno scopo da eleggere a progetto di vita, un traguardo sociale da voler raggiungere; ma comporterà un impegno concreto e faticoso, una dedizione totale di sé.

È quanto, di fatto, ha vissuto Martin Luther King (1929 – 1968), pastore protestante e politico statunitense, leader del Movimento per i diritti civili degli afroamericani. Premiato nel 1964 con il Premio Nobel per la Pace.
Indimenticato e celebre è rimasto il discorso da lui tenuto il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la frase: “I have a dream” (io ho un sogno).
E quel sogno era che le persone nel mondo, bianche o nere, fossero tutte uguali e potessero convivere fraternamente e pacificamente:

[…] io ho sempre davanti a me un sogno. È un sogno profondamente radicato nel sogno americano, che un giorno questa nazione si leverà in piedi e vivrà fino in fondo il senso delle sue convinzioni: noi riteniamo ovvia questa verità, che tutti gli uomini sono creati uguali.
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno sulle rosse colline della Georgia i figli di coloro che un tempo furono schiavi e i figli di coloro che un tempo possedettero schiavi, sapranno sedere insieme al tavolo della fratellanza.
[…] Io ho davanti a me un sogno, che i miei quattro figli piccoli vivranno un giorno in una nazione nella quale non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per le qualità del loro carattere.

Ho davanti a me un sogno, oggi!
Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli esseri viventi, insieme, la vedranno. È questa la nostra speranza. Questa è la fede con la quale io mi avvio verso il Sud.

Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza, di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza.

Quel sogno e l’ininterrotto impegno a costruirlo costarono la vita a Martin Luther King. Si trovava a Memphis per partecipare a una marcia a favore degli spazzini della città. Mentre, sulla veranda d’albergo si intratteneva a parlare con i suoi collaboratori, furono sparati due colpi di fucile: cadde dalla ringhiera. Morì pochi minuti dopo. Era il 4 aprile del 1968.
Sin qui il ricordo di un operatore di pace – per così dire – “canonizzato”.

Ma è doveroso ricordare la schiera nutritissima degli operatori non conosciuti e non ufficialmente riconosciuti, perché in questa potresti già esserci anche tu che leggi. O, magari, vorresti farne parte e ti vai interrogando sul come riuscirvi, perché pensi di non avere una platea e un ambito di simile portata planetaria; né le corrispondenti qualità.

Tranquillo! “Portare la pace nel mondo non sarà sempre possibile, ma portarla nel cuore di chi ci circonda sta solo a noi sceglierlo”. (Mohamed Fedi Ben Saadi)

Michele D’Eliseo

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