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Spiritualità

Bruna sono, ma bella

La bellezza di essere imperfetti: un invito ad accettarci per come siamo. Scopriremo come la nostra fragilità può diventare una fonte di forza e che le nostre cicatrici possono trasformarsi in segni di speranza

Agosto, tempo di vacanze attese e sempre “sudate”. Al mare o in montagna, nelle città turistiche o nei piccoli borghi, il popolo vacanziero si muove sotto un sole sempre più implacabile, con cui bisogna fare i conti.
E facciamo un po’ di conti: nel 2021 gli Italiani hanno speso 357 milioni di euro per l’acquisto di prodotti solari. Nell’ultimo decennio il settore è in costante aumento con una crescita media del 9,8%.

E cosa c’entra questo con noi…? C’entra, perché mentre la gran parte delle persone è contenta di sfoggiare una bella tintarella, nella Bibbia c’è una giovane ragazza che si vergogna un po’ della sua pelle scura. È non è una ragazza qualunque, è l’amata del Cantico dei Cantici che si definisce così: “bruna sono, ma bella”!

La ragazza lavorava in campagna, e la sua abbronzatura non era quella di chi può crogiolarsi al sole, ma di chi ha la pelle bruciata di sole e lavoro, magari con colori diversi per le zone normalmente coperte e quelle scoperte. Normale che si sentisse a disagio, soprattutto se si paragonava alla carnagione chiara delle ragazze ricche che non avevano bisogno di lavorare e potevano stare all’ombra nei palazzi, proteggendosi dal torrido sole della Palestina.

Il colore della pelle come carta d’identità, come criterio per essere accettati o doversi fare da parte: come è tristemente attuale la sofferta constatazione della ragazza del Cantico…
Ma, nonostante sia bruciata dal sole, è bella! E piace all’amato! Gli piace come piace la vita, come piace chi ha da raccontare le sue battaglie combattute e vinte. Piace perché è bruna, non nonostante lo sia!

La vera bellezza è quella di chi ha vissuto, non quella di chi si è preservato dalla sofferenza o dall’impegno. La bellezza di chi può legittimamente sfoggiare le sue rughe e – perché no? – le sue cicatrici.

La bellezza insegnataci da Maria di Nazaret, una ragazzina cresciuta velocemente al suo ingresso nel Mistero. Una ragazzina in viaggio durante la gravidanza, e poi subito profuga in Egitto. Moglie e madre di artigiani, partecipe delle gioie e dei dolori di suo Figlio, fino a vederlo straziato in croce, e poi risorto.

Impariamo da Lei e dalla ragazza del Cantico a volerci bene come siamo, a ringraziare per la vita. Per la vita tutta, con gioie e dolori. La vita che ci segna, e ci insegna.

Al Padre che vede nel segreto piacerà la nostra vita intensa, donata, conquistata. E anche per noi si avvererà la parola del Salmo: “al Re piacerà la tua bellezza”!

p. Valerio D’Eliseo

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