Gemma, giovane del gruppo GimVi della Comunità di Porto Viro, ha trascorso 8 mesi in missione a Texcoco. Al suo ritorno, ci racconta la sua esperienza
Sono rientrata a giugno da Texcoco, dopo un periodo di volontariato iniziato lo scorso ottobre. In realtà, questa esperienza è iniziata nell’estate del 2023, quando un amico, Giovanni, mi ha detto: “Vado in Messico, vuoi venire con me?”.
In quel momento ho detto il mio primo Sì a Dio e alla missione. Ho trascorso tre settimane a Texcoco e, una volta tornata in Italia, non potevo smettere di pensare a quanto mi sentissi realizzata laggiù. Sentivo di avere ancora molto da imparare su me stessa e desideravo mettermi alla prova in un Paese lontano, parlando una lingua diversa e scoprendo una nuova cultura. Così, ho chiesto un permesso al lavoro e aiuto alla Comunità Missionaria e ad ottobre ero di nuovo a Texcoco, accolta a braccia aperte da questa nuova famiglia.
Descrivere cosa sia stata per me la missione non è semplice. Lasciare casa, il comfort, le sicurezze… Partire significava ricominciare da zero, con valigie cariche di amore e nostalgia, pronta a vivere ciò che Dio aveva in serbo per me. Missione significava imparare a vivere di Provvidenza, diventando io stessa Provvidenza per gli altri.
Il richiamo della missione
In missione ho incontrato i poveri, i malati, gli anziani e i bambini, e ho donato loro il mio tempo. Ho visto Gesù accanto a me in ogni piccolo gesto, ogni volta che incrociavo sguardi pieni di emozione, ogni volta che un sacerdote spezzava il pane e benediceva il calice. Alla fine della mia esperienza ho capito che la missione è lasciarsi amare da Dio e ascoltarlo. Non ho ancora sentito la Sua voce, ma vedo il Suo amore nel cammino percorso, nelle esperienze vissute, negli amici incontrati, in ogni bambino e bambina, in ogni povero e malato che ho conosciuto.
Ho visto Dio in una bambina della missione che mi ha scelto come suo regalo di Natale; in Juan, un adolescente che durante la Settimana Santa si è avvicinato e ha pregato con i suoi amici; in Angel, che mi ha insegnato a pregare; nei missionari e nelle missionarie che hanno accettato la mia presenza rumorosa ogni giorno; in Maria e nella sua preoccupazione per la mia malattia.
Missione, per me, è accettare una malattia cronica e, insieme a questa, volare dall’altra parte del mondo con valigie piene di medicine.
Non voglio nascondere i momenti non semplici che ci sono stati. Missione è un insieme di cose molte cose belle però, a volte, è anche affrontare problemi che a casa non avevo o solitudini che non sempre sono riuscita a capire.
In missione sempre
Ritorno in Italia con il cuore pieno di amore, con una nuova coscienza e conoscenza di Dio, con la speranza di poter riuscire a vivere sempre questo desiderio missionario. Sento che la mia vita qui a Padova è rifiorita con l’esperienza vissuta, che io sono cambiata e che vedo la bellezza di ciò che mi circonda. Sento di voler dedicare più tempo, più lavoro e più servizio a ciò che la missione chiede, partire da piccole rinunce quotidiane e ricordare sempre quanto valga ogni nostra scelta.
Non nego, però, che il cambiamento che ho vissuto si è scontrato con ciò che ho re-incontrato, che avevo lasciato e ho ritrovato. Mi interrogo sul mio futuro, sui miei sogni e sulle mie aspettative, affidandomi e fidandomi della Provvidenza che ho imparato a conoscere proprio in Messico, in questi ultimi mesi.
Auguro a ciascuno di sperimentare la bellezza della missione e dei nuovi incontri, di non aver paura di andare, di innamorarsi del servizio e dei poveri. Di arricchirsi di occhi nuovi e sguardi pieni e di non lasciarsi intimorire dalle differenze, ma di entrarci e scontrarsi per incontrarsi.
“No, non si può spiegare l’amore; l’unico modo è amare.
Ebbene, i miei due spiccioli son i miei occhi, con i quali riderò; la mia bocca, con la quale canterò; le mie gambe, con le quali danzerò; le mie mani, con le quali accarezzerò.
Il mio posto è dove c’è bisogno dell’amore che sento dentro e, se io sono ciò che provo, allora il mio posto è ovunque.”
A. Zappalà