Domenica 21 marzo si è tenuto il secondo incontro online del percorso proposto dalla Comunità di Vedrana, dal titolo “Prossimi o distanti? Dialoghi sul Vangelo dell’accoglienza e della prossimità”
Ospite e protagonista dell’incontro è stata suor Rita Giaretta, religiosa della Congregazione delle Suore Orsoline del Sacro Cuore di Maria, che da sempre nutre grande passione per la tutela delle donne e che ha fatto dell’accoglienza uno dei tratti distintivi del suo stile di vita.
Dopo la lettura di Giovanni 12,1-3 ed Evangelii Gaudium n. 198, suor Rita ha approfondito il tema dell’accoglienza spezzando la Parola e facendo spesso riferimento alle tante donne vittime di tratta. salvate dallo sfruttamento della prostituzione grazie all’esperienza di Casa Rut di Caserta.
È stato forte l’invito a rompere il vaso che trattiene l’olio profumato e prezioso che vi sta all’interno – seguendo l’esempio di Maria di Betania – per fare Pasqua, per dare anima e corpo all’accoglienza.
Solo rompendo il vaso e facendone uscire l’olio e il profumo potremo sentirci “fratelli e sorelle tutti” entrare nel cuore di Gesù, nel cuore dell’altro e dei poveri.
Nel vaso rotto e nel profumo c’è la sapienza del vivere, la sapienza dell’atto di aprirsi all’altro: questa è la sapienza su cui fissare lo sguardo.
«Ciò che salva è lo sguardo» scrisse Simone Weil. Non può esserci accoglienza senza sguardo. Ecco, dunque, che l’accoglienza è il coraggio di gesti concreti, di delicatezza e rispetto per crescere nella fiducia e nella fedeltà, di sguardi, di volti e nomi.
L’accoglienza è conoscenza reciproca, è un insieme di relazioni e di momenti di fraternità che hanno bisogno del giusto tempo. Siamo chiamati a fare ed essere casa, a essere e dare voce, ad accogliere, proteggere, ma anche a promuovere e integrare, usando quattro verbi cari a papa Francesco e richiamati da suor Rita.
Occorre mettere l’uomo al centro, ogni uomo e donna, coi suoi bisogni, coi suoi sogni, rabbie, dolori, desideri: solo così la persona può fiorire e diventare protagonista della sua vita!
La Chiesa, le nostre case dovrebbero essere delle sale-parto, dove nasce la speranza, dove la dignità rinasce, dove si cura, ma dove anche si fa nascere qualcosa di nuovo. Non basta accogliere, fasciare e curare, bisogna anche liberare!
«I poveri stessi ci spingono dentro il Vangelo dell’accoglienza, a rompere il profumo delle nostre sicurezze e del nostro cuore». L’accoglienza non è mai unidirezionale, crea reciprocità: quando si accoglie «c’è sempre uno scambio, un travaso». Accogliamo, dunque, e “lasciamoci evangelizzare”, come invita a fare papa Francesco nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium.
Ringraziamo suor Rita per la sua testimonianza, per la concretezza con cui ci ha accompagnati durante l’incontro. Auguriamo il meglio a lei e alla consorella suor Assunta per la nuova esperienza di prossimità e accoglienza avviata lo scorso novembre a Roma presso la Casa del Magnificat.