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Consacrazione di Gabriele Carnera

Sabato 5 giugno alle ore 16, presso la parrocchia Santo Stefano di Martellago, celebreremo con gioia la consacrazione definitiva a Dio di Gabriele Carnera, missionario a Lima

La celebrazione eucaristica sarà trasmessa in live streaming dal canale YouTube
Comunità Missionaria di Villaregia a questo link o qui sotto:

Abbiamo rivolto un’intervista a Gabriele per conoscerlo un po’ meglio, ascoltare il percorso che ha fatto per diventare missionario e il cuore dell’esperienza vissuta a Lima.

Gabriele, raccontaci qualcosa di te…

Ho 32 anni, sono missionario della Comunità dal 2009 e sono originario di Martellago (Venezia). Sono cresciuto in una famiglia numerosa con 3 fratelli: Dario, Serena e Stefano. I miei genitori, Elsa e Roberto, sono parte della Comunità Missionaria da più di trent’anni come sposi missionari. Sono molto gioiosi, attivi, animati, accoglienti ed hanno sempre avuto una forte sensibilità missionaria, caratteristiche che ci hanno trasmesso in famiglia e che ci hanno fatto respirare fin da piccoli.

Gabriele Carnera insieme ai genitori Roberto ed Elsa

Da quando sono bambino ho sempre amato trascorrere il mio tempo con gli altri: a scuola, nel calcio (uno sport che mi piace da sempre), nelle semplici uscite con gli amici o suonando la batteria (altra mia passione).

Ho frequentato vari gruppi, spinto dal desiderio di cercare relazioni importanti e spazi di crescita. Tra questi è stato significativo il percorso fatto negli scout: mi ha aiutato a crescere nel servizio e nella solidarietà, oltre che nella condivisione e responsabilità. Ho anche partecipato ad un gruppo giovanile in parrocchia per diversi anni, dove ho trovato amicizie significative.

Tutto ciò mi ha permesso di crescere circondato dal dono dell’amicizia, che mi ha arricchito tantissimo come persona e come missionario chiamato a stare con tutti in nome di Gesù.

Il desiderio di costruire relazioni e amicizie autentiche e la passione per lo stare assieme sono doni che Dio mi ha dato e che posso mettere a disposizione degli altri con gioia.

Che cosa ti ha portato a fare la scelta di lasciare tutto ed essere missionario in giovane età?

Avevo 19 anni e, finito il liceo, mi chiedevo chi volevo essere da grande. Ero sicuro di voler aiutare gli altri ma non capivo come. All’inizio decisi che avrei studiato medicina: mi sembrava il modo migliore per realizzare i miei desideri.

Un missionario mi disse che avrei potuto chiedere a Dio cosa sognava lui per me. Rimasi sorpreso perché temevo che la “vocazione” mi avrebbe tolto la libertà e richiesto troppe rinunce. Poi, un po’ alla volta, ho compreso che il sogno di Dio per me era invece la mia gioia! Quindi, se avessi capito cosa mi facesse davvero felice, avrei dedicato a quella cosa gli anni della gioventù. Questo mi entusiasmò e mi ha dato la forza di fidarmi di Dio.

Nell’estate del 2009, durante un evento per giovani organizzato dalla Comunità di Villaregia, ho avuto la risposta definitiva alla mia domanda: “Va, vendi quello che hai e dallo ai poveri, (…) poi vieni e seguimi”. Queste parole tratte da Marco 10, 21 e pronunciate in quell’occasione da un vescovo, mi scossero e sentii che erano rivolte a me, direttamente da Gesù. 

D’improvviso mi resi conto che l’idea di essere missionario non mi faceva paura, anzi mi affascinava! La fiducia in Dio e l’entusiasmo nel sentirmi accompagnato da Lui mi hanno aiutato a fare la scelta della consacrazione. Ad ottobre del 2009 lasciai tutto per iniziare il percorso da missionario. Tanti amici, persone dei gruppi che frequentavo, colleghi di studi, oltre alla mia famiglia, mi accompagnarono con commozione ma anche con gioia (vedendola riflessa in me) nel mio ingresso nella Comunità di Villaregia.

Altri aspetti sono stati essenziali nel momento di scegliere questo cammino: l’amore per il servizio, la missione e i poveri. Nel 2005 ho vissuto un’esperienza forte: a 16 anni ho trascorso un mese a Lima, nelle periferie di questa grande metropoli del Perù, con i miei genitori e mio fratello più piccolo. Mi ha stupito e mi ha riempito di gioia soprattutto l’amicizia che mi hanno donato tanti coetanei peruviani che frequentavano la missione di Lima. La loro gratuità e semplicità ha cambiato il mio modo di vivere l’amicizia. Non mi conoscevano, ma subito mi hanno regalato interesse, affetto, mi hanno fatto sentire bene in modo autentico.

Mi ha colpito molto anche la povertà diffusa del quartiere in cui opera la Comunità; mi ha stupito vedere come tante persone che soffrono e vivono con poco sono felici. Al nostro ritorno, con mio fratello Stefano abbiamo scelto di sostenere a distanza un bambino peruviano.

Com’è stata l’esperienza a Lima in questi ultimi 7 anni?

Un regalo grande che Dio mi ha fatto dopo quattro anni trascorsi in Italia (a Villaregia, Rovigo e a Pordenone poi)! Sono partito per Lima nel 2014. Tre aspetti hanno caratterizzato principalmente la mia esperienza da missionario in Perù.

Il primo, l’esperienza di studio della teologia nell’istituto teologico intercongregazionale “Giovanni XXIII”. Qui ho studiato per quattro anni. Innanzitutto è stato molto significativo conoscere tanti missionari di diversi istituti religiosi e di varie nazionalità (Haiti, India, Venezuela, Colombia, Perù), condividere con loro esperienze e amicizia, raccontarci i nostri luoghi d’origine.

Il secondo aspetto è il valore attribuito a ogni persona. È un dono grande che ricevo dal popolo peruviano, che lo trasmette tramite l’accoglienza, l’affetto donato, gli abbracci, la condivisione concreta di un alimento o una bibita, l’esserci anche nei momenti di sofferenza.

In questi anni gli incontri vissuti – con le persone vicine alla Comunità, i parrocchiani, i volontari, i giovani – sono stati molto importanti.

In modo particolare ricordo con gratitudine i cinque anni condivisi con gli adolescenti del gruppo missionario che accompagnavo. Appena arrivato a Lima, è morto Christian, uno degli adolescenti che faceva parte di questo gruppo. Era stato ucciso per strada da persone che volevano derubarlo. È stato un momento molto doloroso, un impatto con la povertà e con la violenza che mi ha molto turbato: mi chiedevo come accompagnare gli adolescenti come lui, che cosa potessi fare per stare affianco a loro e testimoniare l’Amore di Dio anche in queste situazioni.

Ho sperimentato con profondità che c’è più gioia nel dare che ne ricevere. È un’esperienza continua di Vangelo incarnato.

Il terzo aspetto che valorizzo dell’esperienza in Perù è il dono della fede. La fede semplice delle persone incontrate mi ha aiutato ad entrare in rapporto profondo con Dio e a celebrare il dono della vita come un regalo che si rinnova ogni giorno.

L’accoglienza che le persone peruviane donano agli altri è motivo per festeggiare un ospite come un dono di Dio, come Gesù stesso che viene a visitarmi a casa mia.

In quest’ultimo periodo di pandemia a Lima, arrivata in una situazione già molto critica, ho sperimentato la fiducia che ha tanta gente nella presenza di Dio. Io mi sentivo impotente ed arrabbiato davanti a tanto dolore, alla malattia e alla morte. Invece i peruviani mi hanno annunciato con forza anche in questi tempi difficili: “Dio è con noi, non ci abbandona!”

Alle porte della tua consacrazione definitiva a Dio, cosa senti?

Sento tanta gioia! Nel mio cammino ho scoperto e confermato che Dio mi ama e che ha fiducia in me… E questo lo vorrei dire a tutti!

Essere missionario per me, dunque, è testimoniare l’amore che Dio ha per me e condividere quest’amore con gli altri, amandoli a mia volta, con libertà, gioia, accoglienza ed entusiasmo. Il fatto di sentirmi molto amato mi aiuta ad amare gli altri, a partire dai fratelli e sorelle di Comunità, con i quali condivido la vita e sperimento che l’amore di Dio non ci fa mancare nulla e che l’amore che ci unisce lo possiamo donare, insieme, agli altri, ai più poveri.

Questo è ciò che desidero continuare a vivere con la mia Comunità, a Lima o dove il Signore mi chiamerà ad andare più avanti.

Con questi sentimenti e ricco di tante esperienze, mi preparo a consacrarmi per sempre a Dio nella mia parrocchia di origine, circondato dai miei famigliari, amici, missionari e missionarie. Mi affido alle preghiere di molti amici che da una parte all’altra del mondo mi sostengono e camminano con me.

Affinché il dono della consacrazione definitiva di Gabriele diventi vita per altri, se lo desideri puoi donare un contributo per sostenere il progetto “Vivi e respira Perù” in aiuto dei fratelli con cui Gabriele condivide la vita nelle periferie di Lima. Puoi farlo anche attraverso “Buonacausa.org”.

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Tel: 0426/325032 – e-mail: info.vi@villaregia.org