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La bellezza della missione in Perù terra strabiliante

Roberto ed Elsa Carnera a Lima

Elsa e Roberto Carnera, sposi della comunità di Villaregia, in occasione della ordinazione diaconale del figlio Gabriele, hanno vissuto un’esperienza di un mese e mezzo a Lima, in Perù. Ci raccontano la loro esperienza

Com’è stata l’accoglienza delle persone che avete incontrato durante la vostra permanenza a Lima?

“Siamo arrivati con un bagaglio vuoto di attese. Siamo partiti dall’Italia per vivere un momento importante della vita di nostro figlio Gabriele, l’ordinazione diaconale; eravamo proiettati a vivere solo quest’aspetto che, già di per sé, ci avrebbe riempito il cuore.

Da subito però siamo stati smentiti. All’aeroporto è venuta a prenderci una coppia di amici, a nome della Comunità. Con doppia mascherina, con regole molto rigide per via del covid-19 e con un tuffo dentro la lingua castigliana, ci hanno donato il primo “abbraccio”. Non ci è stato difficile immaginare come sarebbe andata successivamente.

È stata la terza volta che incontravamo questo popolo; la prima volta nel 2005 per un mese, insieme a due dei nostri quattro figli. Nel 2016, poi, Gabriele ci ha invitati per farci incontrare la realtà che da due anni l’aveva accolto e che era diventata la sua seconda famiglia, e ci siamo fermati per due mesi e mezzo.

Quest’ultima volta, invece, siamo rimasti 45 giorni in terra peruviana. Abbiamo capito da subito che ci stavano aspettando, avevano pensato a noi, al nostro lasciare tutto per unirsi a loro e vivere il dono del diaconato di Gabriele. In tanti hanno fatto a gara per donarci tempo, spazi, e ci hanno fatti entrare nelle loro case semplici. L’amore e la vita che Gabriele come missionario ha seminato in 8 anni di permanenza a Lima ci hanno permesso di sentirci famiglia con tante famiglie del posto. Famiglie che hanno superato il Covid, alcuni hanno perso il lavoro, tante volte informale, ma che permetteva loro di vivere in maniera più o meno dignitosa. Eppure tutti si sono dimostrati gioiosi di accoglierci e offrirci un pasto tipico del loro Perù.

Abbiamo condiviso del tempo anche con alcuni giovani che, incuranti della differenza di età, ci accompagnavano a visitare tanti posti di cui andavano fieri. Il giorno dell’ordinazione diaconale li abbiamo incontrati tutti: giovani e meno giovani, famiglie: tutti riuniti insieme per gioire, lodare e ringraziare Dio per il dono della vita offerta da tre giovani missionari disposti ad abbandonare tutto per testimoniare l’Amore.

Ci sono altri incontri vissuti che portate nel cuore e di cui vorreste parlarci?

“Abbiamo vissuto alcune esperienze che ci hanno fatto mettere, metaforicamente, in ginocchio, perché abbiamo sentito tanta impotenza davanti a sofferenze, povertà e fatiche della vita incontrate là.

Qualche volta abbiamo aiutato alcune signore delle cucine popolari a preparare il pasto per più di un centinaio di persone, in una baracca senza acqua corrente, ma proveniente da una cisterna, senza che la difficoltà avesse il sopravvento. È stata un’esperienza di libertà da schemi prefissati e di condivisione della fatica che quotidianamente queste donne offrono per amore, con la disponibilità a essere vita per chi non può permettersi neanche un piatto caldo al giorno.

In un’altra occasione, ci è capitato di essere fermati al mercato da una signora che ci conosceva e che ci ha raccontato che aveva bisogno con urgenza di recuperare donatori di sangue perché il marito era all’ospedale e, se non avesse ricevuto il sangue di cui necessitava, lui sarebbe morto. Aveva un volto dimesso e lo sguardo ansioso. Abbiamo poi saputo che suo marito purtroppo è morto. La portiamo nel cuore, insieme alla consapevolezza che la sanità a Lima è un lusso per pochi.

Abbiamo trovato in mezzo a tanta povertà, paradossalmente, anche tanta bellezza. Il Perù è una terra strabiliante dal punto di vista geografico, con montagne di sabbia, con diversi microclimi che permettono al deserto di sale di convivere vicino all’Oceano Pacifico, e dove le correnti fredde portano in alcune zone varie specie di pinguini e foche. C’è sabbia nella periferia della città e, non lontano, cresce della bella vegetazione rigogliosa.

Lima è una metropoli con grandi contraddizioni: nelle periferie povere sono assiepate milioni di persone che cercano un minimo di assistenza e opportunità migliori per i loro figli… in mezzo a tanta speranza che, nonostante tutto, non si affievolisce mai”.

Elsa e Roberto in visita a una delle cucine popolari

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