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Un anno a Texcoco

Tanti volti e storie di fede e l’occasione per ringraziare i molti doni ricevuti dall’incontro con la gente. Padre Amedeo Porcu ci racconta il suo primo anno di missione in Messico

Quelle slot di Celia, Mario, Sara sono alcune storie che in questo primo anno a Texcoco si sono intrecciate con la mia e con quella della Comunità.
Alcuni di loro sono ormai nonni, che non vogliono mandare in pensione il desiderio di dare tempo e forze a servizio della propria cappella e degli ammalati. Ogni domenica mattina i volontari della Comunità ci accolgono sorridenti, con un abbraccio, in una delle cinque cappelle della nostra missione per poi continuare la loro “corsa” per sistemare, spolverare, preparare l’altare.
Subito dopo la messa, alcune donne loro si mettono in cammino, sotto il sole cocente o la pioggia, per portare agli ammalati l’abbraccio di tutta la comunità cristiana e il pane consacrato. Molte volte mi sono commosso pensando a tanta gratuità e generosità.

Celia ha 75 anni ma nessuna intenzione di fermarsi. In casa accoglie e accudisce uno dei suoi figli, che dopo essersi separato dalla sua sposa, con i suoi quattro figli, ha trovato spalancate le porte del cuore della vecchia e stanca madre. Una nipote di Celia, affetta da seri ritardi, necessita di speciale attenzione e accompagnamento: non parla e non può essere lasciata da sola neppure per andare e tornare da scuola. Un angelo in carne e ossa veglia senza posa su di lei.

Mario è un uomo di 53 anni affetto da grossi problemi ai reni, come molti qui. Juana, la sposa, ci ha chiamati un giorno per chiederci di amministrargli l’unzione degli infermi. Mario aveva trascorso tutta la notte in ospedale, attendendo invano di essere dializzato. La sua assicurazione medica, quella dei poveri, non gli ha permesso di curarsi.
Arrabbiato e umiliato per essersi sentito preso in giro, era rientrato a casa, deciso di rinunciare a lottare per vivere. Mario e Juana vivevano grazie a un “tiendita”, una semplice bottega di generi alimentari. A causa della malattia e della necessità di avere in casa una stanza attrezzata, per poter fare a domicilio la dialisi, avevano chiuso l’attività e venduto tutto. Il ricavato era servito per preparare quella stanza che poteva dare a Mario alcuni anni di vita in più.

Mario, mi aspettava seduto su una vecchia sedia, nel cortiletto della sua povera casa. Gli ho amministrato i sacramenti e poi abbiamo continuato a parlare. Era la prima volta che ci vedevamo, ma eravamo diventati già amici. Per convincerlo a mangiare qualcosa, mi sono fermato con lui e ho fatto finta di assaggiare anche io qualcosa. Pian piano il suo volto si è disteso e un piccolo sorriso ha illuminato quel volto, reso molto scuro dalla sua infermità. Prima di andarmene mi sono fatto promettere che sarebbe tornato in ospedale per la dialisi. Ho pianto di dolore e di rabbia alla notizia, giunta pochi giorni dopo, della sua morte: in ospedale, dopo un’altra intera notte di attesa, lo rimandarono a casa senza nessuna cura, decidendo di porre così fine alla situs slot gacor sua vita.

Sara l’ho incontrata quasi per caso, visitando una coppia di anziani. Vive con i suoi genitori e con i suoi quattro figli. Lavorava nella polizia e manteneva la sua famiglia. È stata mandata presto in pensione per gravi problemi di salute al cuore. Il suo compagno la abbandonò alla nascita del quarto figlio, perché non se la sentiva di assumersi la responsabilità di così tante bocche da sfamare. E così Sara, come tante altre madri “solteras”, si è ritrovata da sola a lottare con tutte le sue forze per offrire un futuro migliore ai suoi figli. Mi ha raccontato che, quando è entrata in sala operatoria per un grave problema di calcoli biliari, si sentiva piena di serenità e di fiducia, nonostante i medici le avessero detto che si trattava di un intervento ad alto rischio, dati si suoi problemi cardiaci e di diabete.
Si è affidata al suo Signore, certa che tutto sarebbe andato bene. La sua ripresa procede bene, anche se lenta. Prima che me ne andassi, mi ha confidato che il suo più grande dolore è quello di vedere i figli litigare e maltrattarsi. Una slot gacor delle tante donne che mi spiega cosa significhi essere madre, vivere per dare vita.

Questi fratelli e molti altri ancora fanno quest’anno la mia Pasqua, il canto del trionfo della Vita su ogni morte.

P. Amedeo Porcu

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