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Il mio primo anno e mezzo a Maputo

Padre Pasquale Peluso è giunto in Mozambico a settembre del 2019 per continuare il suo cammino missionario come membro della Comunità di Villaregia

Questo primo anno e mezzo a Maputo è stato ricco di tante scoperte. Prima di tutto ho assaporato le bellezze del popolo mozambicano: la capacità di accogliere con tutta l’attenzione, il tempo e l’ascolto necessario per farti sentire uno di famiglia, un amico benvenuto.

Ho visto la  profondità della gente nel celebrare ogni momento della vita con profondità, dalla nascita di un bambino alla morte di una persona anziana: tutto viene celebrato, con la festa o con il dolore.

Mi ha colpito in questo tempo la  fede semplice e concreta di questo popolo, una fede fatta di dialogo “a tu per tu” con Dio.

Non sono mancati in questi mesi i momenti in cui ho sperimentato le sfide e i problemi che questo Paese si porta dietro: la disuguaglianza sociale generata dalla corruzione, il dramma della guerra che al nord del Paese sta uccidendo tanta gente, semplicemente per l’accaparramento delle risorse naturali che si trovano in quelle terre. Tutto questo tessuto sociale e politico pesa sulle spalle del Mozambico e lo tiene ancora tra i Paesi più poveri del Mondo.

Il 2020 è stato un anno indimenticabile per l’umanità e anche qui possiamo dire la stessa cosa. Il 2020 è l’anno della pandemia, che ha toccato e sta toccando ancora profondamente anche il Mozambico.

Di fronte a questa realtà, come missionari portiamo nel cuore tanta preoccupazione nel vedere che le restrizioni hanno creato dei danni all’economia del Paese e delle famiglie. In questo tempo vari hanno perso il posto di lavoro, o hanno dovuto diminuire l’orario di lavoro; i prezzi di alcuni beni che il Mozambico importa sono aumentati; il sistema sanitario del Paese si è rivelato da subito insufficiente nell’affrontare una pandemia di queste proporzioni.

Nonostante la fatica di questi mesi, possiamo dire che sono tanti i segni di vita e di speranza che abbiamo potuto contemplare. Come missionari, dall’inizio dell’emergenza Covid, ci siamo attivati  con le persone del posto per poter offrire un sostegno alle famiglie più bisognose del territorio. Una volta al mese, da maggio a ottobre, abbiamo distribuito alimenti a circa 250 famiglie della nostra zona. Grazie agli aiuti che sono arrivati da altre parti del Mondo e grazie alla generosità di tante persone del posto siamo riusciti a condividere generi alimentari di base: riso, fagioli, farina per polenta (piatto tipico locale), sapone, pasta, olio.

È stato commovente vedere la fedeltà di varie persone nel donare riso, olio, farina, fagioli, per altre famiglie. Più di 100 volontari si sono attivati nel preparare gli alimenti e per distribuirli nelle case. Abbiamo fatto l’esperienza che il “poco” si moltiplica e può donare gioia a chi dà e a chi riceve.

Assieme a questi segni di vita ce ne sono tantissimi altri che ci accompagnano. Una giovane mamma prima che arrivasse la pandemia in Mozambico ha partecipato ad un corso di taglio e cucito e proprio con quello che ha imparato in questo corso, è riuscita a sostenersi economicamente in questi mesi grazie alla produzione di mascherine.

Non mancano anche i motivi di preghiera e di preoccupazione. Nel tempo di Natale ho visitato due famiglie e lì ho incontrato due giovani gravemente ammalati e per i quali non si trova una cura. Anche questo fa parte della mia esperienza in terra africana e di fronte a queste situazioni non ci sono parole umane che possano consolare, ma solo la forza della fede in Dio.

Posso dire che questo primo anno e mezzo in Mozambico è stato indimenticabile perché mi ha fatto conoscere tantissime cose nuove, mi ha fatto incontrare persone splendide e mi ha aiutato ad incontrare un Dio con il volto “africano” che cammina con questi fratelli.

Grazie a tutti gli amici che sostengono la nostra missione in tantissimi modi. I fratelli mozambicani sempre ricordano gli amici italiani con tanto affetto.

Padre Pasquale

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