In partenza per la missione di Maputo in Mozambico, Felicia condivide alcuni sentimenti che l’accompagnano
Sono missionaria dal 1991, avevo 19 anni quando sono entrata a far parte della Comunità Missionaria di Villaregia, una realtà che aveva risposto ai desideri più profondi del mio cuore: conoscere Dio ed essere per gli altri, i più poveri, le vittime dell’ingiustizia.
Sin dal primo giorno ho desiderato pronunciare, come la Vergine Maria, il mio “eccomi” a ciò che il Signore mi proponeva, con grande fiducia nella sua provvidenza e grazie alla potenza dello Spirito Santo.
Dopo aver concluso gli studi teologici ed aver professato i primi voti nella casa madre di Villaregia, sono stata nelle sedi di Lonato del Garda e Pordenone. Nel 2010 sono partita per la missione di Lima, in Perù. Qui ho vissuto un’esperienza molto ricca: camminando sulla sabbia delle colline della missione, ho incontrato amici, compagni di viaggio, maestri di sapienza, madri e padri di una fede autentica, vera e profonda.
Nell’ottobre del 2017 sono rientrata e a pochi mesi dal mio rientro è mancata mia madre, mentre papà era mancato prima che partissi. Un’esperienza, questa, molto dolorosa ma vissuta nella fiducia che il Signore continuava a prendersi cura di mamma e anche di me. Sono arrivata in Sardegna, nella Comunità di Quartu Sant’Elena, con questa particolare identità: orfana di padre e madre, figlia e sorella del popolo peruviano.
Ho vissuto questi anni quasi come un tempo di rinascita, sia della mia persona che della Comunità; perché avevamo tutti bisogno di speranza, di vita nuova, di ricominciare.
Nonostante i due anni di pandemia, ho visto nascere dentro di me e fuori tanta vita, tanto desiderio di farsi dono, tanta solidarietà. Il Signore ancora una volta si è rivelato un padre provvidente.
Ed è ancora un dono della provvidenza poter partire per la missione di Maputo, in Mozambico. Ora si realizza così quel sogno che ha iniziato ad abitare il mio cuore quando, sui banchi di scuola, qualcuno mi parlò del popolo africano, della sua dignità calpestata dalla prepotenza di chi si sentiva migliore solo per il colore della pelle.
La mia vocazione è nata anche lì, a partire dal desiderio di potermi mettere a difesa di quel popolo, di poter denunciare quelle ingiustizie.
Quando sono partita per Lima mi abitava il desiderio di donarmi e, pur nella mia povertà, in qualche modo questo è avvenuto. Ma più forte è stata l’esperienza di aver ricevuto relazioni fraterne e autentiche e un po’ di maturità in più.
Ad ottobre partirò per Maputo con lo stesso desiderio di essere un dono, ma con la certezza che è dono partire e che sarà dono camminare sulla stessa sabbia, questa volta rossa.
