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Vicini a chi soffre per ascoltare i cuori

Tonino e Annamaria Pisu da alcuni anni sono volontari nel carcere femminile di Uta

Siamo Anna Maria e Tonino, sposati da 38 anni e facciamo parte della CMV da 23 anni. Nel 2018 abbiamo iniziato quest’esperienza come volontari nel carcere di Uta, tutto è iniziato quando incontrando il cappellano ci siamo sentiti interrogati su questa realtà.  

Nel primo anno ci siamo messi in ascolto di questa realtà dolorosa e severa. Potevamo incontrare le sorelle e i fratelli detenuti solo in occasione delle messe settimanali. Abbiamo iniziato a stringere le loro mani, imparare i loro nomi, sentire i loro bisogni, ascoltare la loro storie. Il carcere è una realtà complessa con regole molto rigide, non possiamo portare niente che non sia richiesto con una specifica domandina del carcerato, e ovviamente autorizzata. Nel 2019 siamo stati incaricati di fare la catechesi nel reparto femminile. E così abbiamo conosciuto queste donne, la maggior parte sono giovani, in maggioranza italiane, ma anche alcune africane. 

Dopo due anni di catechesi con una partecipazione altalenante con una media di circa 4/5 detenute su 20 si è pensato di proporre un laboratorio di uncinetto e altri manufatti, ed è stato un successo con una presenza anche di 17 detenute. Il nostro farci vicini, come coppia (e su questo cogliamo il loro stupore nel nostro agire insieme) a queste sorelle, essere ponte di comunicazione solidarietà fra chi sta dentro e noi tutti che siamo fuori è un modo di concretizzare il nostro desiderio di essere sposi missionari non solo col cuore e i pensieri. E dobbiamo dire che è un’esperienza che ci sta cambiando.

In questa estate di caldo intenso, è facile averle presenti. I mesi caldi per loro sono tempo di grave fatica fisica, sopportare in cella 40°significa non avere gli strumenti per avere sollievo o poter cambiare stanza. L’ora d’aria non dà loro riparo perché i muri di cemento che circondano il piccolo cortile amplifica il calore. E così pensarle, pregare per loro resta l’unica opzione possibile, così pensare ad A. che deve stare attaccata all’ossigeno, F. che non vuole più uscire neanche quando è permesso e sta quasi tutto il giorno a letto per i suoi problemi.

Sicuramente i momenti più belli e piacevoli sono le ore dedicate al laboratorio: scalda collo, scialli, fascette per i capelli, braccialetti vari, cartoncini per gli auguri di Natale; tutti conditi della loro fantasia. C’è chi lavora con lena e fantasia e chi non riesce a far niente. Comunque, la solidarietà fra loro è grande e tutte vanno via con qualcosa ricevuto in dono dalla compagna più brava, ma anche con una parola scambiata di conforto di incoraggiamento da parte nostra.

Ciò che rende questo momento fraterno è il non giudizio, questo è il primo atteggiamento con cui sin da subito ci siamo ritrovati concordi tra di noi. La Misericordia è portare Gesù farlo conoscere far sentire che Lui cammina a loro fianco come i discepoli di Emmaus, anche attraverso la nostra “povera” presenza in mezzo a loro. È Lui che crea la relazione con queste sorelle tanto amate. È Lui che ci fa sentire fratelli e sorelle tutti capaci di ricevere e dare perdono. Solo così possiamo dare fiducia ai propositi, ai nuovi progetti di vita che nascono nel loro cuore.

L. ad esempio si sta preparando al momento della liberazione, ci ha detto: questi anni di detenzione mi serviranno a preparami a non sbagliare più, adesso non mi sento pronta. Questo è ammirevole e le sue parole sono vere, ma hanno e avranno bisogno di sostegno e conforto perché possano radicarsi nel suo cuore per rendere ad ogni giorno la bellezza di essere vissuto.  

Oggi ringraziamo Il Signore per il dono di poter essere vicini a queste sorelle, conoscere la loro dolorosa realtà, tentare di asciugare le loro lacrime, ascoltare i cuori.  I carcerati: uomini e donne sono nostri fratelli e sorelle che hanno commesso degli errori, ma che hanno perso il bene più prezioso per ogni uomo: la libertà.

La nostra presenza in mezzo a loro ci dà l’opportunità preziosa di avvolgere le loro vite con amore e compassione, magari donando un rosario o una sacra immagine, affinché si sentano confortati e ispirati nella loro preghiera.

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