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Educare alla pace

Dai conflitti dimenticati alla gestione non violenta dei conflitti interpersonali,
da anni la Comunità propone percorsi didattici di educazione alla pace

Quanti sono i conflitti nel mondo? E perché molti Paesi sono martoriati dalla violenza? Cosa possiamo fare, come individui, di fronte ai conflitti, anche personali? Sono solo alcune delle domande a cui tentiamo di dare una risposta all’interno dei percorsi di Educazione alla cittadinanza globale che da anni la Comunità porta nelle scuole di ogni ordine e grado.  

Se è vero, come dice l’ex direttore di Avvenire, che “le guerre iniziano a finire solo quando cominciamo a vederle”, il punto di partenza per affrontare l’argomento non può che essere la conoscenza del mondo in cui viviamo.  
Attraverso l’analisi di report, dati statistici e testimonianze, portiamo nelle scuole la realtà dei conflitti mondiali, riflettendo anche sul perché questi vengano dimenticati.  

Insieme agli studenti analizziamo le cause, economiche e sociali, dei conflitti e le loro conseguenze sulle persone per promuovere un pensiero critico su ciò che ci circonda e far emergere quanto la corsa agli armamenti abbia un impatto negativo sulle potenzialità di sviluppo economico e sociale di tutta la popolazione. 
Nel mondo ci sono più di 84 milioni di persone in fuga a causa di violenze, insicurezza ed emergenze climatiche. Come missionari, sentiamo la responsabilità di condividere le storie di coloro che abbiamo conosciuto nel nostro servizio di accoglienza alle persone migranti. Portiamo tra i banchi di scuola le storie di nostri fratelli costretti a fuggire dai Paesi di origine perché hanno vissuto il dramma della guerra o delle persecuzioni.  

Dai conflitti dimenticati, il nostro percorso si estende ai conflitti interpersonali. Crediamo, infatti, che la pace nasca all’interno di ciascuno e per questo è fondamentale affrontare i conflitti interpersonali con un approccio costruttivo.  


Nel libro “Gestione dei conflitti e mediazione” il politologo e mediatore tedesco Christoph Besemer scrive:

I conflitti sono sempre un segnale importante di qualcosa che non va e deve essere modificato. Un’opportunità per sviluppare e migliorare i rapporti reciproci è il modo in cui il conflitto viene affrontato.

Aiutiamo i giovani a riconoscere le proprie emozioni e i propri bisogni come primo passo verso la gestione costruttiva dei conflitti. Creiamo un clima di ascolto, dove ciascuno può dare un nome ai propri conflitti e avviare così un percorso verso la consapevolezza e il controllo delle tensioni. L’obiettivo è affermare il valore del dialogo, della gentilezza e del rispetto dell’altro. 

In alcune classi del Liceo Morgagni di Forlì abbiamo provato a costruire insieme agli studenti il vocabolario della pace, raccogliendo l’invito di Papa Francesco nel suo messaggio in occasione della Giornata internazionale per l’alfabetizzazione 2023:  

In un mondo lacerato da conflitti e tensioni, è fondamentale non abituarsi al vocabolario della guerra e della discordia. Come si può ferire una persona, un parente, un amico con parole dure e gesti vendicativi, così si può rinunciare a farlo.
Gli studenti della 4BL Liceo Statale “G.B. Morgagni” di Forlì 

Ecco alcune definizioni formulate dai giovani durante questo laboratorio: 

Le parole chiave per vivere relazioni positive sono ascolto e rispetto. Per riuscire a creare dei rapporti sani con gli altri dobbiamo essere capaci di ascoltare le loro opinioni, per quanto diverse dalle nostre, e rispettarle.

Lucia Trerè

Credo che il termine empatia assuma un ruolo cruciale. Essa si manifesta attraverso la capacità di mettersi nei panni degli altri, comprendere le loro emozioni, prospettive e bisogni. Essere empatici consente di stabilire connessioni più profonde con gli altri, favorisce la comunicazione efficace e promuove un clima di fiducia e rispetto reciproco nelle relazioni personali e professionali.  

Camilla Mordenti

Io scelgo di usare amore perché è la forza e l’energia regolatrice di tutte le cose. Nessuno dovrebbe mai avere paura di amare, questo sentimento è giusto in tutte le sue forme. Sentirsi amato, vuol dire sentirsi al sicuro e protetto. Perciò pace e amore credo vadano di pari passo e siano i due valori più importanti per evitare conflitti e guerre.  

Bianca Mazzoni

Se sei un docente o un animatore e vuoi sapere di più sulle nostre proposte di Educazione alla cittadinanza globale, vai su villaregia.org/scuole 

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