Intervista a p. Roberto Battistin in partenza per Ouagadougou, in Burkina Faso dove siamo presenti dal 2017
P. Roberto, quali sono i tuoi sentimenti e le emozioni che provi preparandoti a questa nuova partenza?
Da una parte provo la gioia di poter vivere nuovi anni di vita in Africa; dall’altra anche il dispiacere di staccarmi da una realtà, da un territorio, da una “casa” che ho amato e che mi ha dato tanto, che mi ha dato occasione di crescere come persona, come credente, come sacerdote e come missionario.
Quale bagaglio di esperienza rappresenta per te il tempo vissuto nella Comunità di Vedrana?
Vedrana è nata nel 2018 con l’obiettivo di essere una comunità che vive l’accoglienza dello straniero e che si misura nella condivisione con i poveri di oggi. Non si tratta della sensibilità di qualcuno di noi o di un incarico affidato a un singolo missionario o a un’equipe, ma è l’idea di accoglienza della Comunità Missionaria di Villaregia. Ciò ha fatto emergere l’importanza di conoscerci tra noi, di crescere nella fraternità e nella fiducia reciproca. Condividere un tale progetto ha significato mettere insieme i nostri talenti per costruire una visione comune, a volte con la sofferenza di rinunciare, almeno in parte, al proprio pensiero. Sono stati anni di lavoro che ci hanno forgiato, come il vasaio della parabola di Geremia che fa e rifà continuamente il vaso d’argilla (Ger 18,1-4), anni in cui lo Spirito ci ha assistito e illuminato per permetterci di diventare una comunità accogliente. Certamente questa comunità deve evolvere, ma mi sembra che la strada sia tracciata.
È l’esperienza più importante che porto con me, perché mi aiuta a credere che costruire comunità missionarie è veramente possibile ed è l’obiettivo del dono della nostra vita. Come dice papa Francesco: “Una comunità che spezza il pane eucaristico diventa essa stessa pane spezzato”. Una comunità in cui ciascuno è disposto a spezzarsi per l’unità e per la missione diventa pane spezzato per gli altri.
Quali similitudini e quali divergenze trovi tra tutte le esperienze di missionarietà che hai vissuto?
Una vota terminati gli studi teologici, ho vissuto un paio d’anni a Villaregia, successivamente sono stato 6 anni a Quartu Sant’Elena, in Sardegna, 9 anni a Yopougon, in Costa d’Avorio, e 6 anni tra Imola e Vedrana. Sono state esperienze diverse nel tempo e nello spazio, ma quello che le accomuna tutte è la domanda che ovunque ci si pone, ovvero: come evangelizzare l’uomo di oggi?
Come evangelizzare in Italia negli anni 90, come evangelizzare in Costa d’Avorio negli anni 2000, come evangelizzare a Vedrana in questi anni? L’inquietudine di questa domanda ha generato una capacità creativa a livello pastorale che ho ritrovato in tutti i luoghi nei quali ho vissuto. Le differenze invece riguardano il lavoro concreto e gli ambiti di impegno personale che in questi anni sono stati numerosi.
Una novità germogliata nella mia vita negli anni del Covid, grazie al Movimento Laudato Si’, è stata la scoperta dell’ecologia integrale promossa da papa Francesco già nell’enciclica Laudato Si’ del 2015: essa spiega come i problemi ambientali e quelli sociali non si possano disgiungere gli uni dagli altri, come tutto sia intimamente connesso in questo nostro mondo. Ho tentato allora di camminare insieme a persone con la medesima sensibilità, credenti e non, per condividere la responsabilità e il sogno di un futuro nuovo.
Quali saranno le novità che ti aspettano in Burkina Faso?
A Ouagadougou farò parte dell’equipe che guida la parrocchia, dove lo scorso anno 2.000 persone hanno ricevuto i sacramenti dell’iniziazione cristiana. Come auspica papa Francesco nel messaggio per la Giornata missionaria mondiale, “che io possa essere testimone credibile e gioioso di quanto Dio ha fatto nella mia vita”. In effetti, come più volte ci diceva la gente in Costa d’Avorio, il dono più grande che, come missionari, possiamo fare è quello della fede, anche se so già che, ancora una volta, quanto riceverò sarà ben di più di quanto potrò dare!