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Un viaggio è come un campo da coltivare

Può una giovane lasciarsi provocare dalla missione per mettere i propri doni a servizio dei più poveri? Margherita Vai ci racconta la propria esperienza

Mi chiamo Margherita, ho 25 anni, vivo a Bologna e da due anni lavoro come infermiera. Nel 2017 dopo la maturità ho fatto un’esperienza di volontariato in Costa d’Avorio, durante la quale il mio desiderio di diventare infermiera è ulteriormente cresciuto. Ho studiato con l’idea di ritornare qui e poter mettere a disposizione la mia professionalità.

Così a metà gennaio di quest’anno sono partita, prendendo un’aspettativa dal mio lavoro. Arrivata a Yopougon, nella periferia della capitale Abidjan, sono stata accolta come una di famiglia. Vi sono rimasta per due mesi e mezzo, ospite della Comunità. Tutti i giorni ho lavorato al centro medico “Saint Laurent”, che sorge sul terreno dell’omonima parrocchia. Il centro è una piccola struttura che risponde a bisogni essenziali e urgenti: ci sono un laboratorio per l’analisi del sangue, un ambulatorio di ginecologia per seguire donne in gravidanza, un pediatra e un medico generalista. Come infermiera mi sono occupata di prelievi, iniezioni e medicazioni.

A metà del mio soggiorno si è aggiunta un’altra esperienza: tutti i mercoledì mi univo all’equipe che stava realizzando un corso sulla nutrizione per bambini dai 6 mesi ai 4 anni. Mi sono occupata della rilevazione delle misure (peso, altezza, circonferenza del braccio e della testa), con il duplice obiettivo di segnalare casi di malnutrizione e di seguire i progressi dei bambini presi in carico dal progetto.

L’esperienza che ho vissuto presso il centro medico “Saint Laurent” è stata semplicemente straordinaria. Non riesco nemmeno a descrivere quanto sia stata gratificante e stimolante dal punto di vista professionale. Ogni giorno mi sono trovata a confrontarmi con un approccio e una prospettiva completamente diversi riguardo alle malattie. Sono rimasta colpita e affascinata dalle medicazioni praticate nell’ambulatorio infermieristico. Essendo abituata alle innumerevoli opzioni e alle scelte di materiali disponibili nel reparto in cui lavoro, qui ho riscoperto come sia possibile ottenere ottimi risultati anche con pochi e semplici dispositivi. Con il solo utilizzo di garze, betadine e amuchina ho assistito a un miglioramento notevole di escoriazioni, lesioni vascolari e ulcere da pressione. Ho imparato che la cura e l’attenzione che mettiamo nel nostro lavoro possono fare la differenza, anche con strumenti semplici. Ecco perché, dopo aver trascorso del tempo al centro medico “Saint Laurent”, sono tornata al mio lavoro con una nuova energia e una rinnovata passione per fare del mio meglio.

Sono grata per aver avuto l’opportunità di fare questa esperienza. Mi ha aperto gli occhi su nuove prospettive e mi ha ricordato l’importanza di adattarsi e imparare continuamente nel campo della medicina. Il centro medico “Saint Laurent” resterà per sempre un punto di riferimento nella mia carriera, un luogo in cui ho trovato ispirazione e la conferma che, con dedizione e semplici strumenti, possiamo fare grandi cose per la salute dei nostri pazienti.

TANTA FRATERNITÀ

L’esperienza professionale è stata solo una parte di questi mesi, che si sono rivelati un’autentica esperienza umana. Ho avuto modo di entrare in contatto con un’umanità piena di fragilità e ferite. Gli incontri che ho fatto mi hanno permesso di conoscere il popolo e la cultura ivoriana; non posso pretendere di aver compreso tutto, ma ho avuto la fortuna di cogliere tanta bellezza e ricchezza.

Ancora una volta sono rimasta toccata dall’accoglienza ivoriana, profondamente radicata in ciascuna delle persone che ho incontrato. In tutte le case in cui sono stata, qualunque fossero le condizioni delle famiglie, ho trovato una sedia e un bicchiere d’acqua. Ho realizzato quanto sia fondamentale dedicare tempo e la giusta cura a ogni incontro che facciamo, senza la fretta tipica dei nostri impegni quotidiani.

Da questa esperienza in Costa d’Avorio torno con poche risposte e con ancora più domande di quelle con le quali sono partita. Ho una maggiore consapevolezza di me stessa, delle mie fragilità e dei miei limiti, ma anche dei miei punti di forza e delle mie risorse. Ho tanta voglia di continuare a mettermi in gioco e fare del bene attorno a me. Credo che un viaggio sia come un campo da coltivare, prima di partire ho preparato il terreno, arrivata qua ho seminato i semi che mi sembravano più giusti, al mio rientro continuerò a prendermi cura di questo campo per vedere i frutti che cresceranno. Sono pronta ad abbracciare nuove sfide, a scoprire sempre di più il mio potenziale e a diffondere la speranza e l’amore ovunque io vada.

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