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A, b, c… è iniziata la scuola!

La situazione scolastica a Maputo, capitale del Mozambico, è caratterizzata da numerose sfide e difficoltà. Il sistema educativo affronta problemi come la mancanza di aule e insegnanti, gli elevati costi delle rette scolastiche, e l’accessibilità limitata all’istruzione superiore

In Mozambico l’anno scolastico inizia nelle prime settimane di febbraio e sono 10 milioni i bambini e i ragazzi che dovrebbero frequentare la scuola, circa un terzo della popolazione, essendo una nazione la cui età media è di circa 17 anni.

Il quarto obiettivo dell’Agenda 2030 afferma la necessità di “garantire a tutti un’istruzione inclusiva e promuovere opportunità di apprendimento permanente eque e di qualità”. Tutti gli Stati membri dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) hanno ratificato questo obiettivo coscienti del valore unico dell’istruzione, anzi c’è chi afferma che senza istruzione neanche gli altri 16 obiettivi potranno essere raggiunti!

“Un bambino senza educazione è come un uccello senza ali” recita un proverbio tibetano, a cui potremmo aggiungere che a non avere ali sarà anche la nazione e l’umanità a cui quel bambino appartiene. È proprio la coscienza del valore insostituibile dell’istruzione che rende ancora più drammatica la constatazione che in tanti paesi del mondo siamo ancora molto lontani dall’adempimento di questo obiettivo e il Mozambico è uno di questi. Ecco perché un docente mozambicano, il prof. João, in questi giorni diceva: la situazione è complicata!

I giornali, quasi gridando, scrivono: “Mancano aule e professori”, “professori senza stipendio da più di un anno”, “5 aule per 3.000 alunni”. Le indicazioni del Ministero parlano di aule con al massimo 20 alunni, ma questo avviene solo nelle scuole private, non così in quelle pubbliche dove un’aula può contenere anche 90 o 100 alunni. “Arrivi a fine anno che non conosci neanche i nomi di tutti”, afferma il prof. João. Ma almeno questi possono andare a scuola anche quando piove e fa freddo, non così invece per i tanti altri che fanno lezione sotto l’albero, e se l’ombra dell’albero è grande possono starci anche 4 classi, ma quando piove non c’è altra soluzione che stare a casa.

Dalla prima alla nona classe, che corrisponde alla scuola elementare e media per l’Italia, gli alunni hanno due ore e mezzo di lezione per 5 giorni a settimana. Allora non è tanto strano che ci siano bambini che a 9-10 anni non sappiano ancora leggere e scrivere.

Amelia è mamma di 4 figli, lavora come cuoca e riesce a portare a casa uno stipendio di circa 10.000 meticais (mt). Da questa cifra deve sottrarre 60 mt giornalieri per arrivare al posto di lavoro, per un totale di circa 1.200 mt mensili. In casa non ci sono altre entrate perché i due figli maggiori non trovano lavoro. Amelia ha scelto di iscrivere sua figlia in una scuola cattolica pagando 3.100 mt di matricola per tutto l’anno e 1.400 mt al mese per i mezzi di trasporto. È stata fortunata a trovare un posto in questa scuola cattolica perché paga solo la matricola annuale, mentre in una scuola privata la retta mensile è pari o superiore a 9.000 mt: quasi il suo stipendio!

Kevin è un bimbo di 8 anni e frequenta il secondo grado, la sua scuola non è vicina a casa perché non c’era più posto, quindi ogni mattina la sveglia è alle quattro del mattino per poter arrivare in tempo: le lezioni iniziano alle 7 del mattino e si concludono alle 10. Soprattutto quando fa freddo, non è così facile svegliarsi presto e allora arrivare a scuola e rimanere svegli è sempre una lotta. Suo fratello invece ha il secondo turno dalle 11 alle 13, l’ultimo turno è nel pomeriggio dalle 14 alle 17. Allora è complicato e a volte pericoloso anche il ritorno a casa perché mamma e papà lavorano.

Per i genitori di Kevin, come per tanti altri, il mese di febbraio è economicamente oneroso, perché oltre al pagamento della matricola annuale di 200 mt, l’alunno deve avere all’inizio dell’anno già tutto il materiale scolastico che gli servirà e, considerando che qui non c’è la cultura del figlio unico, tutto si moltiplica almeno per 2 e più.

Anita è una giovane di 21 anni che sta studiando amministrazione all’università. Dopo aver pagato 900 mt per l’iscrizione, ogni mese deve pagare 5.000 mt di mensilità, oltre all’acquisto dei libri e il costo dei mezzi pubblici che varia dai 60 ai 100 mt giornalieri. Per sostenere gli studi prepara rustici, dolci e biscotti: di notte impasta e al mattino presto inforna; quando deve partecipare ai corsi, sua sorella le dà una mano per la vendita. Come Anita sono tanti i giovani che affrontano la stessa situazione, ma ancor di più sono quelli che rinunciano perché vivono troppo lontano dall’università o perché non hanno come sostenere il corso.

La nostra Comunità qui è tra le realtà ecclesiali che ha individuato nell’istruzione una priorità e quindi alcuni dei progetti di sviluppo umano che proponiamo nella missione di Maputo sono proprio in questo ambito. Uno di questi si chiama Explicacão, un doposcuola dove oltre un’accompagnamento scolastico si offre anche un pasto o una merenda a secondo del turno scolastico. Ogni anno raggiungiamo circa 400 bambini, una goccia che però dà vita e feconda.

Ci sono poi altri progetti di sostegno economico per poter pagare le rette scolastiche nella scuola superiore o all’università. Uno dei giovani che abbiamo accompagnato perché potesse frequentare la secondaria, quest’anno è riuscito a superare l’esame di ammissione all’università. Anche questa un’altra goccia, che dà vita.

Nelson Mandela, che diede la vita per l’uguaglianza tra bianchi e neri, scrisse: “l’istruzione è l’arma più potente che puoi utilizzare per cambiare il mondo“. E lui riuscì a dare un grande contributo per lo sviluppo del Sud Africa che oggi è uno dei paesi africani con meno sfide e criticità rispetto a tutti gli altri. Sarebbe bellissimo se i popoli del mondo, coscienti del grande valore dell’Istruzione, la considerassero un’arma per cambiare il mondo al posto delle armi che uccidono e distruggono. Se i soldi per gli armamenti venissero utilizzati per la vita e non per la morte, l’umanità sarebbe più felice e la scuola a Maputo sarebbe meno complicata!

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